La bellezza di una mostra d’arte non è solo nelle opere esposte, nel suo allestimento e nell’attenta capacità di dirigere le luci per esaltarne il messaggio. E’, altresì, negli sguardi dei visitatori. Loro stessi, inconsapevolmente, diventano un’opera d’arte. E se in quel caos disordinato di emozioni sparse, che vagano davanti alle opere esposte, si aggiungesse una piccolissima particella De, che opera saprebbe creare il genio emotivo dell’uomo contemporaneo che guarda?
Di Cristiana Zamboni

Mostra AequaNox
La risultante dell’arte è ben visibile negli occhi dei visitatori di una mostra. Un po’ come quando Michelangelo, alla presentazione da parte di Papa Giulio II della volta della Cappella Sistina, scrutava in religioso silenzio gli sguardi ammirati e sgomenti degli spettatori. Ben conscio che non tutti avrebbero compreso la sua immensa maestria ed il suo adulare l’Altissimo anche in quelle nudità, per niente sgradevoli, ma incombenti sul falso pudore dell’epoca.

Opera di Fabio Mingarelli (Ming)
Ad una mostra di Caravaggio è facile scrutare occhi vividi ed emozionati. Ammirati e sorpresi per ciò che la mano umana ha saputo creare. Ben diversa, ma non meno esaustiva e notevole, è l’opera d’arte che le facce dubbiose e sgorganti di silenziose domande, creano durante la visita di una mostra contemporanea. Come coloro che videro, per la prima volta, l’impudico genio michelangiolesco.
Evitiamo di soffermarci troppo sull’evidenza dell’illusione, ma riconosciamo invece per vera la natura dell’universo e le sue leggi mentali, che dobbiamo adoperare per ricavare gli effetti migliori nella nostra ascensione onde passare più rapidamente ai piani supremi dell’Essere. Non perché questo ha una natura mentale, vengono meno le leggi dell’universo, poiché tutto, tranne il TUTTO, è soggetto ad esse.
Ermete Trismegisto – Da Il Kybalion
Se cerchiamo una definizione di arte contemporanea, nella più semplice delle ipotesi, troviamo risposte che la riferiscono all’ opera creata nel nostro presente. Un’esplicitazione, di per sé, poco esaustiva se si pensa che dura ormai da oltre sessant’anni e, allo stesso tempo, troppo vasta. Senza movimenti, avanguardie e linee concettuali che la riferiscano ad un fare arte preciso ed osservabile nel tempo.

Opera di Pierpaolo Lista
L’ordine umano è simile in ciò al cosmo, che di evo in evo deve rituffarsi nell’ardente caos, onde risorgerne rinnovellato. Perciò noi agimmo bene, distogliendoci da contrasti, ove non si poteva ottener gloria alcuna, e ritornando invece in pace alla marina, per rivolgerci allo studio dei fiori su quelle luminose rive. Nei variopinti disegni dei fiori, come in segrete scritte a geroglifico, l’immutabile vive, e i fiori sono simili a orioli, ove sia sempre da leggersi l’ora giusta.
Ernst Jünger Dalla novella “Sulle scogliere di marmo”
Partendo da qui è innegabile che una parte del mondo dell’arte senta il bisogno, quasi atavico, di ritornare ad un ordine primordiale con concetti filosofici e canoni estetici che ne hanno da sempre retto le basi. Creando un pensiero ed una formitività che riportino la bellezza visibile e fruibile all’interno dell’opera.

Opere di Walter Ravizza
Una bellezza recondita ma oggettiva che, sgattaiolando dalla cornice, inizi un dialogo silenzioso ed ancestrale con l’osservatore. Un’opera che abbia la ritrovata capacità di colloquiare con l’Io umano. Di porsi domande e ricercare risposte.

Opera di Peppe Cuomo
Utilizzando sempre un linguaggio attuale ma con un vocabolario fatto di parole, segni ed impulsi genetici contingenti, che sappiano attraversare il moderno e promozionale labirinto composto, per lo più, da provocazione e rumore. Da vuoto e solitudine implicita. Caratteristiche peculiari che questi tempi moderni hanno costruito nel tessuto epiteliale umano.
L’arte contemporanea è un riflesso della società: decadente…
Jean Clairscrittore, saggista, storico dell’arte e conservatore generale del Patrimonio francese, membro dell’Accademia di Francia
Usufruendo di qualsiasi mezzo creativo che l’evoluzione tecnologica metta a disposizione dell’artista per forgiare il suo pensiero. Un ritorno all’uso del colore, al suo allusivo e profondo rimpatrio emozionale e la sua intrinseca capacità di richiamare oblii passati.

Opera di Nicola Pellegrino
Un’opera d’arte che, indipendentemente da colui che l’ha creata, viva autonomamente ed altrettanto individualmente racconti passato, presente e futuro. Capace di evolversi nel tempo e nel tempo rimanere contemporanea, senza mai essere intaccata dalla povertà di pensiero che aleggia in un mondo classificato per brand e destrezza di marketing. Che sappia adattarsi all’osservatore e, a lui, sappia narrare e rimembrare.

Opera di Concetta Russo
..gemendo sotto il giogo di quest’epoca..
Giulio Cesare ,W. Shakespeare
Questo bisogno di ordine primigenio si è concretizzato nella mostra d’arte Decontemporanea nel Venerabile Convento di San Francesco a Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno. Intitolata Æqua Nox e curata da Maurizio Barres, vantava la presenza di trentadue artisti con le loro opere decontemporanee.

Opere di Alfredo Ingino
Un’esposizione variegata di tecniche e linguaggi differenti fra loro. Uniti da un tema comune il repentino susseguirsi delle stagioni dell’uomo. Apparentemente effimero ma, filosoficamente e socialmente, profondo. L’eterno divenire dell’uomo verso il suo traguardo con la paura, l’angoscia e la trepidazione di non aver avuto un senso nel suo cammino e, forse, d’aver troppo tralasciato la sua essenza per correre ad una velocità condizionata dall’esterno.
Nel neologismo Decontemporaneo vedo in essere un nuovo periodo storico e artistico. Il De ablativo, sottolinea sia la sua derivazione dal contemporaneo ma anche il netto allontanamento da questi.
M.Barres
Ognuno di loro lo ha artisticamente sviluppato con il proprio essere artista, ma prima ancora, con il proprio essere umano. Con le proprie erogazioni emotive. Dislocandosi dal tempo. Distanziandosi dal sapere proveniente dall’etere ed estrapolando l’ intimo sentire e l’individuale profondo disagio.

Opera di Lello D’Anna
Una quiete dopo la tempesta. Un fermarsi ad osservare e percepire il presente scorrere nelle proprie vene. Inglobarlo e trasformarlo in ciò che manca. Tramutare, attraverso la materia, il pensiero antropico e contemporaneo. Rendendolo tangibile e visibile all‘osservatore.
Un pensiero arcaico da cui tutte le cose derivano. Che rimetta al proprio posto e con la propria gerarchia, le regole passate al servizio di un futuro promulgabile. Che riempia i vuoti culturali, filosofici e sociali ricreando un possibile dialogo tra l’uomo ed il suo essere al centro dell’universo. Tra l’uomo e la natura e tra l’uomo ed i suoi simili.
L’artista è ancorato al mondo, in cerca dell’origine delle cose poiché è colui che fissa e che rende accessibile ai più umani fra gli uomini lo spettacolo di cui fanno parte senza vederlo.
Merleau Ponty
Un Decontemporaneo che ci riconduce all’essere per sempre coevo di Michelangelo, Caravaggio, Hopper, Munch ed altri artisti nella storia. Le cui opere vivono e si attualizzano esattamente come quando furono create dai pennelli dei loro artefici geni. Opere che, oggi come allora, rendono visibile anche l’invisibile.

Opera di Pinella Palmisano
Se partiamo dal presupposto che, nel passato, gli artisti usavano il loro genio creativo per promulgare pensieri e momenti storici attraverso simboli, colori, giochi di luce ed ambientazioni, rendiamo l’arte fine ad un trattato banale storico.
L’arte deve sì raccontare a chi verrà ciò che l’uomo è stato e ciò che ha vissuto. Ma ha, altresì, l’ingrato e meraviglioso compito di risvegliare le coscienze dal torpore ineffabile della superficialità. Ha il compito di rendere tangibile la bellezza del miracolo umano e della natura. Sottolineandone e promuovendone l’armonia e la sua profonda capacità di produrre un pensiero.

Opera di Marilena Abate
L’opera d’arte è il fulcro. Generata da un intelletto autonomo costantemente in cerca di risposte. E’ un impulso perpetuo che accompagna lo spettatore, in qualsiasi epoca esso la osservi, verso la consapevolezza dell’esistere. Arrivando, un giorno, il più completo possibile alla morte. Vissuta come la fine di un intenso e risolutivo cammino che, in eterno, aleggerà nell’aria portando sapienza, impressione e realizzazione.
Un immortale esserci per sempre nella tangibilità delle opere che continueranno a vivere ed evolversi. Un ci sono per esserci e non un esserci perchè ci sono, discendente dall’attuale contemporaneo ma in netto allontanamento da esso, come sostiene e sottolinea Maurizio Barres, ideatore del Decontemporaneo.
Note biografiche sull’autrice
Cristiana è nata a Milano il 25 giugno 1969, frequenta il liceo artistico di Bergamo, si diploma nel 1987, frequenta l’istituto d’arti grafiche e figurative San Calimero a Milano per la qualifica di Grafica pubblicitaria nel 1992. Contemporaneamente lavora come free-lance presso studi di grafica per progettazione cartelloni pubblicitari e libri per bambini. Collabora con diversi studi. Interior designer si specializza in Art – design. Collabora free-lance con studi di progettazione d’interni per la creazione di complementi d’arredo artistici e per la creazione di quadri d’arredo, dipinge. Scrive articoli sulla storia dell’arte.
Per ArteVitae Cristiana scrive nella sezione ARTE
Tutte le immagini di questo articolo sono coperte dal diritto d’autore e sono state gentilmente concesse da Maurizio Barres ad ArteVitae per la realizzazione di questo articolo.
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