Datele un martello. Racconto breve di Daniela Luisa Bonalume
Datele un martello…è il nuovo racconto breve scritto da Daniela Luisa Bonalume per la raccolta “Suggestive Evasioni”. Una lettura veloce, intensa e dal finale bruciante, quello che non ti aspetti e ti sorprende sempre. Una storia bonsai che concentra la trama in pochi, avvincenti paragrafi. Da leggere in un respiro.
di Daniela Luisa Bonalume

Botero – Dancer to the handrail
“Cerca le tue soddisfazioni nello sport” le disse Marcello, ”prova con uno di quegli sport dove la tua stazza possa essere il propulsore per ottenere dei risultati”.
Marcello insisteva con questo argomento nel tentativo di salvare Anna dai suoi pomeriggi tediosi e deprimenti. Anna, appena ventenne, aveva un viso regolare, grandi occhi scuri dal taglio allungato ed un sorriso incantevole e simpatico. Ma dal collo in giù era incredibilmente abbondante, massiccia, granitica. Era sempre abbattuta, i suoi modelli femminili non andavano oltre la taglia 42, mentre lei era perennemente in lotta tra la 52 e la 54. Sotto le feste faceva un’incursione nella 56, dalla quale recedeva con fatica.
Anna non trovava il proprio posto, come spesso succede a molti. Capitava che, una volta esauriti gli impegni universitari, non uscisse da casa per giorni e spendesse le sue preziose ore alla ricerca di cure dimagranti miracolose, che puntualmente iniziava ed abbandonava. Marcello, il cugino, soffriva nel vederla così spenta. Le riconosceva una vivacità intellettuale e la trovava esilarante, arguta e di compagnia. Anna doveva solo risolvere il suo problema, fare pace con una fisicità così importante. E se non cambiava i suoi modelli, difficilmente avrebbe trovato un proprio spazio.
Aveva provato con diversi sport, dal nuoto alla pallavolo. Non si trovava un gran che, sembrava il sarcofago delle sue colleghe. Quando si muovevano in gruppo, Anna assumeva il ruolo di Mamma Papera con le sue paperelle. La madre, povera donna, non sapeva più come prenderla. Il padre, medico condotto, non se ne preoccupava più di tanto.
La cosa importante era che la ragazza scoppiasse di salute.
E per scoppiare, scoppiava.
Qualche responsabilità, la madre, forse ce l’aveva, si diceva in giro. Pare che Anna, da piccola, fosse tanto mingherlina da passare tra una stecca e l’altra dello steccato del parco di quartiere, così, la donna, iniziò a somministrarle vitamine da tutto l’alfabeto le quali, dopo aver eluso il loro compito per parecchio tempo, decisero di mettere a profitto il loro lavoro. Tant’è che, in poco più di dieci mesi, Anna si espanse nello spazio di 10 centimetri e di un paio di decine di chili.
Lei non si rassegnava, da che era esile come il gambo di un fiore, si ritrovò davanti allo specchio dell’armadio che sbordava di qui e di là. Non avrebbe mai trovato nessuno disponibile ad amarla perché era grossa ed infelice. E quindi, proprio per dimostrare a Marcello che le sue insistenze non le avrebbero procurato alcun beneficio, decise di seguirlo allo stadio in occasione di una manifestazione di atletica leggera, che sarebbe durata alcuni giorni.
Ignara di ciò che l’aspettava, in quell’ambiente così concentrato su valori diversi dalla sola apparenza, e attorniata da persone che urlavano ed incitavano gli “alti, grossi e magrolini” tutti con la stessa passione, si sentì leggera e divertita, partecipando con quanta voce aveva in gola e tifando a più non posso un po’ di corsa, un po’ di salto e un po’ di tutto.
La sera stessa pregò il cugino di riaccompagnarla il giorno seguente, perché le sarebbe piaciuto vedere le gare eliminatorie delle eliminatorie che avrebbero portato alle eliminatorie per accedere ai campionati europei di alcune discipline. Purtroppo Marcello si defilò ed Anna non era certa di andarci da sola.
E invece ci andò.
Anzi, siccome Marcello non era lì a sfotterla con il “te l’avevo detto”, decise di affacciarsi anche nello spazio delle discipline di getto del peso e lancio del disco. Quelle che vedeva, erano donne molto simili a lei. Quelle che vedeva erano donne massicce, toste, granitiche e sorridenti, soddisfatte, gioiose. Affrontavano la competizione con il massimo della femminilità che il loro corpo consentiva, e non le sembravano affatto frustrate. Anna si sarebbe guardata bene dal riferire a Marcello questi suoi inaspettati pensieri, e si ritrovò lì anche il giorno seguente, e quello dopo ancora.
Si sentiva a proprio agio, sulle tribune dell’anello dedicato a quello sport e, dato che il clima lo consentiva, ogni giorno si presentava con un capo di abbigliamento meno mortificante e con un filo di trucco in più.
L’ultimo giorno di qualificazioni, Anna fremeva. Già sentiva la mancanza di quelle belle giornate passate a sostenere i propri beniamini e, man mano che i giorni passavano, era sempre meno distante dalle pedane di lancio. Quanto le sarebbe piaciuto provare. Non sapeva cosa, ma qualcosa da provare, un disco, un peso, qualcosa da scagliare oltre le misure tracciate a terra.
C’era qualcosa, in quel lancio, che l’avrebbe potuta gratificare. Con quel gesto avrebbe potuto esprimere tutta la sua frustrazione e tutta la sua energia. Al momento del commiato si fece coraggio e si avvicinò alla squadra, cercando qualcuno con cui scambiare qualche parola. Sapeva che da domani avrebbe dovuto cercarsi altro da fare.
Aveva capito che il problema era solo nella sua testa. Non era assolutamente indispensabile pesare un quarto del suo peso, per interessare qualcuno. Il segreto era accettarsi e valorizzarsi.
La sera stessa si presentò da Marcello. Gli diede una pacca sulla spalla, spostandolo fisicamente di 20 centimetri:
– Cuginastro ti adoro – gli disse mostrandogli una scatola di chiodi e la tessera di una palestra accanto allo stadio.
– Ah ah – disse lui – datele un martello!!!!
Note biografiche sull’autrice
Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.
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