L’arte del restauro – Crettatura e caduta di colore
Il restauro e la conservazione dell’opera d’arte. Come porre rimedio alla crettatura e alla caduta di colore.
di Debora Focarino
Saperne di più sul restauro e sulla conservazione di opere d’arte policrome sia su tela che su tavola è una tematica che affascina molti ed è indispensabile per saper “leggere” un dipinto anche dal punto di vista conservativo.
Queste due tematiche sono davvero complesse e imprescindibilmente legate all’ opera d’arte e alla sua vita. Cos’è un’opera d’arte lo sappiamo tutti. Ma qual è il suo scopo? Contrariamente a quanto possiamo pensare ne ha diversi.
La fruizione. L’essere vista, ossia ciò che l’immagine restituisce sia in maniera palese o mediante significati simbolici. Ciò che noi vediamo, o per meglio dire percepiamo, può essere esattamente ciò che l’autore voleva comunicare oppure tutt’altro, spesso leggiamo l’immagine in maniera del tutto soggettiva e ognuno di noi ne dà un’interpretazione differente, suscitando così emozioni diverse in ciascuno.
Questo caratterizza l’istanza estetica dell’opera d’arte che è tra tutte la più facilmente individuabile. Ma un dipinto non si limita alla sola lettura iconografica ma esso stesso, al di là della rappresentazione, ci parla ed esprime intrinsecamente il suo passaggio attraverso il tempo.
Giungiamo così a trattare il suo successivo scopo.
La documentazione. L’opera d’arte testimonia un periodo storico legato a innumerevoli fattori: cambiamenti politici, filosofici, scientifici, abitudini e modi di vivere persino di mangiare e di vestire. Costituisce un bagaglio conoscitivo che va ad aggiungersi a ciò che oggi ci aiuta a definire e determinare le caratteristiche di un’epoca.
Ciò può essere inserito in quella che si definisce Istanza storica che comunque non si limita a questo; con il termine “storica” intendiamo anche ciò che l’opera d’arte ci suggerisce non solo mediante mezzi iconografici ma anche con la sua stessa materia.
Ci racconta ciò che le è successo nel corso del tempo mediante degradi particolari, vecchi interventi di restauro, pentimenti dell’artista, ridipinture, tutte cose che collocano l’oggetto in un dato periodo di tempo e lo caratterizzano.
In questo modo abbiamo una quantità di informazioni che non si limitano al gusto estetico, stilistico e iconografico, ma ci fanno capire quella che è la propria storia del pezzo.
A questo punto, presa coscienza che non è solo l’immagine ciò che va conservato, il restauratore deve prendere in esame anche tutto questo bagaglio di esperienza che l’opera ha in sé e riuscire a trattenerlo.
Questo perché? Perché a differenza di noi l’opera d’arte è immortale e quindi succederà a noi, per passare a chi ci sarà dopo. E’ questo lo scopo della conservazione: garantire al futuro la presenza dell’oggetto con tutte le sue caratteristiche.
Di conseguenza in primis va considerata la salvaguardia dei materiali dell’opera a livello costitutivo dato che sono essi stessi a creare formalmente l’opera, in un secondo momento poi vanno considerati anche gli interventi solo estetici
[ è un po’ come per le persone, si esegue prima l’intervento volto a salvare la vita e poi si pensa al superfluo]
Spesso capita però che i due fattori siano strettamente collegati e quindi uno non può prescindere dall’altro. Ad esempio la crettatura: è un tipo di degrado che intacca l’opera sia sotto il punto di vista conservativo che estetico.
Prendiamo questa immagine come esempio: qui la crettatura è molto profonda, diffusa e talmente evidente che compromette anche la lettura stessa dell’immagine e quindi l’estetica dell’opera. Questo tipo di degrado, a questo livello, interessa non solo la pellicola pittorica ma anche tutti gli strati preparatori e spesso anche il supporto stesso.
Questo tipo di degrado può verificarsi sia su supporto cellulosico che su essenza legnosa questo perché sono entrambi supporti di origine organica, fortemente idrofili e sensibili agli sbalzi termoigrometrici. Di conseguenza ,a seconda di questi ultimi, il supporto si muove e tutti gli strati a lui soprammessi sono costretti a seguirlo. A questo punto cosa succede? Che a seconda della preparazione, se più o meno rigida (come ad es. il gesso di Bologna e la colla di coniglio tipica preparazione per le opere su legno) e del film pittorico ( se pittura a olio con legante plastico o se tempera con legante più rigido) questi, insieme o separatamente, si spaccano o si sollevano, nel tentativo di seguire il supporto.
Questo è un altro esempio del tipo di degrado che si può verificare su un’opera dipinta su essenza legnosa sempre a causa del movimento del legno che contrasta con la rigidità della preparazione.
In questo caso vediamo che però non siamo in presenza di una crettatura , qui infatti il supporto non si è allargato ma si è ristretto, di conseguenza lo strato pittorico ,cercando di seguirlo, ha creato degli increspamenti e sollevamenti conseguenti ai quali c’è stata la perdita di colore.
Qui però c’è un’aggravante: ossia la venatura del legno. Se notate tutte le fenditura, i sollevamenti e le cadute sono tutte in senso verticale, infatti sono in corrispondenza della venatura del legno. Questo può dipendere da un taglio non appropriato dell’asse ricavata dal tronco, spesso presente in opere non di importante committenza o per artisti non affermati e quotati ( ovviamente per risparmiare sulle materie prime). Solitamente le tavole con taglio radiale sono le più stabili, ma anche le più costose, mentre quelle con taglio longitudinale ,come in questo caso, subiscono molto l’influenza della venatura, di conseguenza sono meno stabili e più soggette a movimenti.
Questo accade anche su opere con supporto in tela, essendo come abbiamo precedentemente accennato, un altro supporto decisamente reattivo a sbalzi termoigrometrici e quindi soggetto a movimenti della fibra sia in senso di estensione che di ritiro.
A differenza del legno, se la crettatura è molto profonda e interessa tutti gli strati, possiamo individuare una “mappatura” del degrado anche sul retro della tela.
Questo è un esempio di come si può presentare il verso del supporto nel caso appunto in cui la fenditura del crachelur sia molto profonda; ma per quale motivo è così visibile anche sul retro?
Perchè quando gli strati si separano rimane impercettibilmente una parte di supporto “scoperta” (anche se ovviamente non è visibile a occhio nudo) e all’interno di questa spaccatura col passare del tempo si infilano: pulviscolo atmosferico, sporco, polvere e in caso di precedenti restauri – in particolare modo di puliture – il solvente usato,essendo liquido , penetra all’interno della fenditura portandosi ovviamente dietro tutto lo sporco che trova. Quindi non c’è da stupirsi se noi dal verso individuiamo perfettamente quella che è la mappa della crettatura che interessa gli strati del recto.
Come abbiamo già sottolineato in precedenza, questo tipo di degrado non si limita a colpire l’immagine dell’opera in maniera puramente estetica, ma può rivelasi un vero e proprio pericolo per la perdita stessa del film pittorico.
Ci sono casi in cui la preparazione o la stessa materia pittorica ,sono così rigidi che non solo si spaccano creando il crachelur ma ogni singola “isola” formatasi, si ritira a sua volta, formando una conchetta (in questo modo) avendo così un unico punto di aggrappo al supporto. Ovviamente quando il degrado arriva a questo stadio è molto facile che ci siamo delle cadute non solo di colore ma anche di preparazione originale. Per evitare di perdere completamente l’opera occorre un consolidamento, per fare in modo non solo che la conchetta venga appianata, ma che si ristabilisca un rapporto di coesione e adesione tra tutti gli strati.
Restando in tema di cadute di colore, prendiamo in considerazione un caso analogo a quello che abbiamo visto prima sul supporto tavola.
Come abbiamo detto gli stessi movimenti a cui sono soggette le tavole, interessano anche le tele: di conseguenza ,caso analogo al precedente, anche la tela può restringersi nel caso in cui le fibre perdano eccessiva umidità.
Di conseguenza gli strati si scontrano e si sollevano formando delle increspature che portano poi alla caduta di colore nella parte della cresta del sollevamento non essendoci più un punto di congiunzione col supporto.
Qui le increspature e i sollevamenti hanno già lasciato il posto a zone con supporto a vista, ma se osservate bene grazie all’effetto di luce radente, si notano ancora sollevamenti diffusi .Ovviamente anche qui il degrado è risolvibile con consolidamento e appianamento.
Questa è solo una sbirciata nel mondo del restauro e della conservazione, ma spero che queste piccole informazioni possano dare ad ognuno la possibilità di poter vedere tutto quello che l’opera ha da raccontare che non si limita esclusivamente all’immagine iconografica o alla stesura pittorica!
Note biografiche sull’autrice
Debora Focarino nasce a Milano nel settembre del 1979, dove tutt’ora vive. La passione per l’arte e la pittura l’accompagna da tutta la vita ed è una costante così radicata che ne ha fatto un mestiere. Diplomatasi all’Accademia Italiana del Restauro e conseguito il titolo post biennio specialistico in restauro tele,tavole e ceramica; inizia il suo percorso lavorativo frequentando i più importanti Atelier milanesi.
Arriva il momento in cui decide di aprire il proprio laboratorio e contestualmente inizia il percorso di studi per diventare Perito d’arte, raggiungendo con successo lo scopo effettuando l’esame nel 2009 ed entrando a pieno titolo nelle liste degli esperti del Collegio Lombardo Periti Esperti Consulenti, collaborando anche col Tribunale di Milano. La sua formazione ibrida a metà tra il tecnico restauratore e il perito storico dell’arte, la rende una professionista completa e competente; nonostante ciò non smette mai di aggiornarsi, studiare e affrontare nuove sfide perché c’è sempre qualcosa in più da fare, capire, conoscere per continuare a godere della meraviglia delle cose.
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