Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto di Rixens
Spesso l’arte ha reso omaggio alle grandi donne della storia narrando le loro leggende con maestria ed abilità di segno. Armonie di forme, colori e luci accompagnano lo spettatore nei loro drammi eterni. Jean André Rixens fu uno tra gli artisti che meglio narrò, attraverso le sue orientali e vittoriane pennellate, la leggendaria morte di Κλεοπάτρα Θεά Νεώτερα Φιλοπάτωρ. Meglio conosciuta come Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto e la spina del diavolo sul fianco di Roma.
Di Cristiana Zamboni

La morte di Cleopatra Jean Andrè Rixens 1874
La storia è ricca di miti e leggende che ci trasportano in tempi lontani fatti di onore, dignità, passione e potere. L’antichità è un vaso di Pandora. Appena inizi a scavare nel il passato alla ricerca della verità, ti ritrovi in un labirinto infinito di amori e battaglie che si susseguono tra miraggio e realtà. Vite eterne che riecheggiano con forza la loro verità e la voglia di riscatto. Jean André Rixens fu uno tra gli artisti che meglio narrò, attraverso le sue orientali e vittoriane pennellate, la leggendaria morte di Κλεοπάτρα Θεά Νεώτερα Φιλοπάτωρ. Meglio conosciuta come Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto. Una bambina, una donna ed un‘ imperatrice ben diversa dalla sua fiaba.

Iside che simboleggia Cleopatra con Cesarione
Non ho mai compreso l’esigenza dei cantori antichi di enfatizzare i personaggi del passato trasformandoli in metafore per il futuro con capacità pari a quelli dei fumetti contemporanei. Basta immaginarli combattere e sopravvivere al loro deserto del sapere in cui la verità è ancora tutta da scoprire, per dipingerli oltre ogni umana caratteristica. Grazie all’archeologia alcuni dei più grandi miti della storia sono caduti sotto le stesse bugie ed enfatizzazioni che li avevano resi celebri. Al contrario, le leggendarie figure femminili esibite come abbagli o rovine, sono state una vera e propria rivelazione. Una rivelazione che, narrata onestamente, avrebbe cambiato il corso delle convenzioni di genere.
Cleopatra fu una di queste rivelazioni. Raccontata dagli antichi romani come una bellissima donna avida di potere ed ammaliatrice. Una spina del diavolo sul fianco di Roma. Sconfitta, preferì suicidarsi con un morso di aspide che esser umiliata in una pubblica piazza.
“Una donna è un piatto per gli dei, se a condirla non è il diavolo” W. Shakespeare
Ma lei non fu quel che Plutarco, Cassio, Orazio, Dante, Shakespeare ed altri raccontano. Nè molto di lei si trova nelle opere dei grandi artisti esposte in tutto il mondo. Soprattutto in riguardo alla sua morte.

Jean Andrè Rixens
Rixens l’ha magistralmente rappresentata in un eterno sonno, cullata dalle sue fedeli e disperate ancelle. La storia affida ad un aspide la sua fine. Ma l’artista, sulla sua tela, sottolinea i suoi dubbi al riguardo.
Jean André Rixens nasce a Saint Gaudens il 30 novembre del 1846. Frequenta il collegio e nel 1860 entra alla Scuola di Belle Arti di Tolosa. Inizia dipingendo cartelloni commerciali, copie di dipinti e ritratti per permettersi gli studi. Nel 1866 si aggiudica il secondo posto al Premio della città di Tolosa così da permettersi altri tre anni di studi artistici. Come per altri artisti dell’epoca, il suo obiettivo è vincere il Prix de Rome. Vi partecipa per ben tre volte senza successo. Nel 1873 ottiene il secondo posto con l’opera Super Flaminia Babylonis.

Super Flaminia Babylonis Jean André Rixens
1873
Amante dell‘antica Grecia e della Roma Imperiale, racconta le sue verità con un perfetto stile Pompier, reso ancor più stupefacente da piccole e lievi sottolineature tipiche dell’impressionismo. Le sue opere che meglio evidenziano questo particolare inclinazione sono La morte di Cleopatra, Il cadavere di Cesare e La morte di Agrippina. In tutta la sua carriera artistica produce più di centosettanta ritratti.

Don Juan in Hell Jean André Rixens 1887
Tra il 1886 ed il 1887 esegue le sue più grandi rappresentazioni Don Juan in Hell e si aggiudica la Medaglia d’Oro all’Esposizione Universale del 1889. Con Bouguereau, Rodin e Meissoniers fonda la Società Nazionale di Belle Arti. Partecipa alla decorazione dei più prestigiosi monumenti pubblici della terza repubblica. A causa della guerra si rifugia a Saint Bertrand dove restaura il palazzo Episcopale. Rientrato a Parigi si dedica principalmente al paesaggio. Muore il 21 febbraio del 1925.

Studio di paesaggio Jean André Rixens
Rixens fu un uomo normale, dedito alla pittura e allo studio della storia antica. Una passione che si evince dalle sue opere più famose. Nel 1874 esegue il suo capolavoro. La morte di Cleopatra esposto al Musée des Augustins di Tolosa. L’arte orientale di età vittoriana è racchiusa in quell’immagine. Dettagliata da morbide e fini pennellate. L’artista fissa sulla tela l’attimo in cui l’ultima regina d’Egitto viene ritrovata dalle sue ancelle ormai priva di vita. La leggenda narra che si sia provocata la morte con l’ausilio di un aspide. Ma, da recenti studi, pare che non sia proprio andata così.
Cleopatra conosceva bene i veleni presenti in natura, sia animali che vegetali. Le donne egiziane hanno sempre avuto una particolare attenzione nei confronti della loro bellezza e, per questo, studiavano ed usavano tutto quello che la natura offriva per poterla mantenere.
A quanto dicono la sua bellezza in sè non era del tutto incomparabile nè tale da colpire chi la guardava; ma la sua conservazione aveva un fascino irresistibile, e da un lato il suo aspetto, insieme alla seduzione della parola, dall’altro il carattere. – Plutarco
Il morso di un aspide porta ad una lenta ed atroce agonia con paresi e deformazioni facciali. Cleopatra non avrebbe mai affidato il suo corpo al sonno eterno con una smorfia contrita di dolore. Recenti studi confermano che scelse di sfuggire alla furia romana affidandosi ad un miscuglio di droghe officinali quali oppio, aconitum e cicuta. Anche se, il mischiare droghe, non era una tecnica in uso all’epoca. Ma Cleopatra non era certo una donna scontata.
Ma la regina voleva conservare la sua bellezza, anche dopo la morte, e sapeva quali sarebbero state le conseguenze del morso del serpente. Scelse di togliersi la vita rapidamente, senza soffrire e mantenendo la sua mitica bellezza. – D. Mebs
Tutto quello che sappiamo sulla regina d’Egitto deriva da scritti dei suoi nemici dopo che Ottaviano Augusto la sconfisse.
Fu una figura femminile fortemente rivoluzionaria alle prese con un mondo in cui il potere e la cultura era completamente gestito ed affidato a figure maschili. L’idea romana di donna era lontana anni luce dalla concezione egiziana. Cleopatra nasce nel 69 a.C. ed è discendente di Tolomeo, uno dei più grandi generali che, con Alessandro Magno, conquistò l’Egitto.

Cleopatra II e III Tempio Kom Ombo
Figlia di una delle discendenze più sanguinose e anaffettive di tutta la storia. Nata da rapporti incestuosi per la protezione della discendenza. Le donne imperavano accanto agli uomini in estrema parità. Vi era la legge della co-reggenza. Un discendente diretto, sia maschile che femminile, non poteva governare da solo ma doveva essere affiancato, sia in matrimonio che non, da un’altra figura della famiglia. Con la conseguenza di diventarne il più acerrimo rivale.
Tutti i membri della dinastia erano conoscitori delle scienze e della letteratura. Delle lingue e della matematica. Della filosofia e dell’arte della guerra.

Ricostruzione del viso di Cleopatra Università di Cambridge
Ecco il perchè dell’estrema bellezza di Cleopatra. Le era stata insegnata l’arte del sapere e dell’oratoria e come saperle usare. E‘ cresciuta tra sospetti, congiure e tradimenti. Già da bambina conosceva l’assassinio e le punizioni. Per assicurarsi un futuro e non morire avvelenata dal padre o dai fratelli, viveva ogni giorno tra strategie e gare di sopravvivenza. Le fu insegnato a proteggersi prima che ad amarsi. A combattere prima che a camminare.
Per Semiramide, per Cleopatra l’uomo se l’è cavata attribuendo ad esse una grande bellezza. Quelle donne erano forse brutte. Cleopatra era certamente brutta, ma tutte e due erano dotate di genio politici. Eppure l’uomo ha nascosto il loro genio dietro una bellezza che non esisteva per togliersi d’impaccio. – J. Giraudoux

Giulio Cesare
Non le fu certo difficile ammaliare e sedurre due tra i più grandi nomi della storia dell’Impero Romano, Gaio Giulio Cesare e Marco Antonio. Si narra di grandi passioni e profondo amore ma, alla fine, tutto profuma di strategie.
Forse Marco Antonio se ne innamorò davvero. Ammaliato dal suo sapere, dalla sua conoscenza del latino e dal suo senso dell’umorismo. Decise di sfidare Roma sposandola nonostante fosse già sposato con Ottavia, sorella di Ottaviano. E rendere eredi testamentari sia i tre figli avuti da Cleopata che Cesarione, figlio di Cesare. Marco Antonio, abile militare romano, aspirava alla gloria ed al potere su Roma e sul mondo intero. Sapeva perfettamente che avendo al suo fianco l’Egitto, con i suoi poteri e la sua ricchezza, non sarebbe stato difficile ottenerlo.
Sì, questa passione del nostro generale passa la misura: quei suoi occhi fieri che sopra le file e le schiere guerresche scintillavano come l’armatura di Marte, ora si abbassano e volgono la funzione e la devozione del loro sguardo sopra una fronte abbronzata: il suo cuore di condottiero che nelle mischie di grandi battaglie ha fatto scoppiare le fibbie della corazza sul suo petto rinnega ogni moderazione ed è diventato il mantice ed il ventaglio per rinfrescare la lussuria di una zingara.
Antonio e Cleopatra, William Shakespear
Cleopatra non fu quell’aspra donna bellissima ed avida di potere che gli antichi scritti romani riportano a noi. Fu più una bimba cresciuta e coccolata da lame di spada e baci al veleno. Una giovane donna che comprese presto il potere della conoscenza e come usarlo per la sua sopravvivenza. Una donna mai illusa. Realista e disposta a tutto per assicurarsi la sua incolumità, quella del suo impero e dei suoi figli.

Scultura romana di Cleopatra VII Antikensammlung Museum, Berlino
Cleopatra, una donna usata per il suo potere e mai veramente amata. Portò nelle sue vene e nel suo grembo tre dei più grandi imperi della storia. Una donna che diede a Cesare il sogno di Imperatore di Roma e del mondo. E, ai suoi assassini, un motivo per confermarlo all’inferno.
- Jean Andrè Rixens
- Ritratto di bambina Jean André Rixens 1892
- Ritratto della madre dell’artista Jean André Rixens 1885
- Ritratto di Georges-Paul Manceau Jean André Rixens 1913
- Ritratto di Mademoiselle Delagrange Jean André Rixens 1884
- The corpse of Julius Caesar Jean André Rixens 1748