14 Settembre 2020 By Gabriella Maldini

CineBook, la nuova rubrica del Sedicicorto Film Festival

Per l’edizione 2020 il Sedicicorto Forlì International Film Festival lancia una nuova video rubrica che avrò l’onore di condurre dal 2 all’11 ottobre. CineBook, cinque puntate di dieci minuti ciascuna per raccontare l’antico e sempre nuovo e misterioso legame che unisce Cinema e libri.

di Gabriella Maldini

Fin dalle sue origini il cinema ha attinto alla letteratura e continuano a essere moltissimi i film tratti o comunque ispirati ad opere letterarie. Per questo, Sedicicorto Film Festival ha voluto dedicare a questo rapporto così affascinante e proficuo uno spazio esclusivo, un momento pensato per raccontare  le nuove contaminazioni e collaborazioni tra il mondo della narrazione per immagini e quello con le parole.

Parlare di libri a proposito di cinema, fa pensare subito ai tanti saggi di critica e ai manuali di storia e grammatica cinematografica. La nostra scelta invece è stata puntare sulla narrativa e sulla sua creatura per eccellenza, il romanzo, che da sempre rappresenta una delle più suggestive fonti di ispirazione della settima arte. Protagonisti delle cinque puntate di CineBook saranno quattro romanzi italiani recentemente approdati (o sul punto di approdare) sul grande schermo: si comincia con ‘Mio fratello rincorre i dinosauri’, il romanzo d’esordio che il giovanissimo Giacomo Mazzariol ha scritto insieme a Fabio Geda e  che Stefano Cipani ha diretto nel film del 2019 con Alessandro Gasmann e Isabella Ragonese.

Il romanzo e alcune immagini del film del 2019

Una storia vera, semplice ed emozionante in cui Giacomo racconta il proprio rapporto con il fratello Giovanni, nato con la sindrome di Down. Un piccolo – grande romanzo che, con sorprendente leggerezza, ci sa condurre sul terreno difficile e misterioso della diversità. Per farci scoprire che siamo tutti diversi, ognuno con le sue difficoltà e paure. E che sono proprio queste fragilità a costituire la nostra ricchezza, la nostra bellezza. E che saperle riconoscere e amare sarebbe l’unica, autentica libertà.

“Giò era tutto, ma più di ogni altra cosa era libertà. Lui era libero in tutti i modi in cui avrei voluto essere libero io.

Seguiranno ‘Il primo giorno della mia vita’, di Paolo Genovese e ‘I baci mai dati’, di Roberta Torre, che si contraddistingue per aver seguito e non preceduto il film.

Ma il romanzo che più mi ha conquistato è ‘Il ladro di giorni’, di Guido Lombardi. Una struggente storia di formazione affidata alla voce disarmante di un ragazzino di 11 anni che, in quattro giorni, dovrà affrontare un viaggio on the road con un padre appena uscito di prigione e da ricominciare a conoscere dopo sei anni di tanti giorni rubati.

Un grande romanzo, a cui l’autore ha lavorato per dieci anni riuscendo in una meravigliosa acrobazia: ricreare con l’artificio letterario le parole vere dell’infanzia. Quella di Salvo è la voce di un bambino che, pagina dopo pagina, s’inoltra sempre più nella zona d’ombra che lo porterà ad entrare nel mondo adulto, in cui scoprirà che

“la verità è che ci sono un sacco di verità. Per questo non si capisce niente”.

E proprio attraverso la voce di Salvo, Guido Lombardi ci conduce con forza in uno dei viaggi più misteriosi e dolorosi, quello nella memoria.

“Da quando papà mi è venuto a prendere a casa degli zii, mi stanno tornando in mente un po’ di cose, però mi viene sempre il dubbio che me le sto inventando, solo perché mi fa piacere pensare che siano reali. Io non lo so cosa mi ricorderò tra tanti anni di quello che sta succedendo adesso”.

Riccardo Scamarcio nella locandina del film di Guido Lombardi, 2020.

Ma dopo quattro romanzi, non poteva mancare una voce differente, quella del racconto autobiografico, affidato in questo caso all’icona per eccellenza della nuova commedia sofisticata tra novecento e ventunesimo secolo: il maestro Woody Allen. Il suo ‘A proposito di niente’ è un’occasione imperdibile di viaggiare con la leggerezza che lo ha reso unico in mondi che furono e che ormai solo il cinema e la letteratura riescono a tenere vivi.

Dall’alto delle sue 85 primavere, Allen ci immerge nello spaccato di un’America quanto mai cinematografica, a cominciare dalla sua amata New York. Dalla Brooklyn dove è nato, in una famiglia di piccoli ebrei immigrati molto sopra le righe, fino all’attico sulla Quinta Strada, l’approdo inevitabile e da sempre sognato nei rocamboleschi anni di apprendistato tra Cinema, TV e Teatro. La cosa che più mi ha catturato è il modo in cui Allen racconta il suo rapporto con la scrittura, che(per moltissimi sarà una sorpresa) considera il suo primo e più alto mestiere. 

“E’ più difficile scrivere che fare il regista. Un regista mediocre può fare un buon film da una eccellente sceneggiatura, ma un grande regista non può mai trasformare una sceneggiatura scadente in un buon film”.

Spero di avervi incuriosito, svelando a sufficienza ma non troppo. Vi aspetto sul sito e/o sulla pagina Facebook del Sedicicorto Film Festival!

Note biografiche sull’autrice

Nata a Forlì nel 1970, dopo il diploma al Liceo Classico si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha svolto un Master in Comunicazione a Roma e Milano, poi un Corso di Racconto e Romanzo e uno di Sceneggiatura cinematografica alla Scuola Holden di Torino. E’ docente di cinema e letteratura e ha diverse collaborazioni in atto, fra cui quella con Università Aperta di Imola e le  scuole medie, per le quali sta portando avanti un progetto didattico che coinvolge i ragazzi delle classi terze in una ‘lezione cinematografica’ sul rapporto umano e formativo che unisce allievo e insegnante. Nel maggio 2018 è uscito il suo primo libro, edito da CartaCanta, dal titolo I narratori della modernità, un saggio di letteratura francese dedicato a Balzac, Flaubert, Zola e Maupassant come quei grandi padri della letteratura che per primi hanno colto la nascita del mondo moderno. Collabora con il Festival Internazionale del Cortometraggio, Sedicicorto.

Per ArteVitae scrive nella sezione Cinema e TV

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