Il caso “Anna Frank”. Io sto col Presidente
Il Borghese oggi si occupa del “caso Anna Frank” che ha recentemente acceso l’opinione pubblica italiana, la stampa nazionale e internazionale.
di Giulio Borghese
La vicenda degli adesivi antisemiti appiccicati nella Curva Sud dello stadio Olimpico di Roma da alcuni Ultras della Lazio ha recentemente acceso l’opinione pubblica e la polemica è montata ancor di più dopo che è stata ripresa dai principali giornali nazionali e dalla stampa straniera.
I tifosi nessuno se li sceglie e se da una parte può risultare eccessivamente semplicistico liquidare l’accaduto descrivendolo come un’iniziativa di «scherno e sfottò», d’altro canto tutti sappiamo che le mele marce si trovano in ogni cesta.
L’antisemitismo è un’altra cosa. L’antisemitismo è una cosa seria, chi pensa il contrario sta sottovalutando un vento molto particolare che ultimamente soffia in tutta Europa. Per fortuna le nostre democrazie sono abbastanza forti da reggerne l’urto, non sento in giro aria di tempesta.
Le nefandezze e gli scempi compiuti oltre settant’anni fa da un manipolo di pazzi, non credo potrebbero ripetersi oggi, anche se gli esempi allarmanti ultimamente non mancano. Dove manca la componente razziale ci sono sempre altre micce a far esplodere atteggiamenti deprecabili ed inumani.
Ma non divaghiamo. Quattro imbecilli tappezzano una curva di adesivi indegni di qualsiasi valutazione, d’accordo. Stigmatizziamo. La comunità Ebraica si indigna, “non è una lavatrice, né un luogo dove si presenta un omaggio floreale e si risolve tutto” – come dichiara il rabbino capo di Roma – d’accordo. Stigmatizziamo ed invochiamo risposte istituzionali. Ma dove eravamo quando le stesse cose succedevano altrove? Quando a subire il torto erano comunità meno ricche e potenti di quella ebraica?
Chi mi conosce sa che non sono un fascista e tanto meno un tifoso della Lazio. Non amo il calcio, il gioco di squadra non mi affascina, sono sempre stato un battitore libero. Mi infastidisce il doppiopesismo, tutto questo clamore di fronte a casi come questo, certo gravi ma anche di indubbia influenza, mentre casi analoghi, forse figli di un Dio minore, passano in secondo piano.
Ricordate la premura nel cercare di risolvere l’annosa questione del golfo Persico? E il colpevole ritardo nella risoluzione del conflitto Balcanico? Tanti sono gli esempi di doppiopesismo.
Questa infernale bagarre costringe a comportamenti non spontanei, più assimilabili alla sceneggiata, così come infelicemente affermato dal Presidente Lotito. Perché di sceneggiata si tratta.
Condannare una società, che storicamente ha sempre combattuto il tifo organizzato, a scapito di minacce, processi e condanne, una città che è da sempre in mano alla destra ma che fa dell’accoglienza la sua forza da duemila anni, mi sembra quanto di più strumentale possa esistere.
Per cui, di fronte all’azione di quattro imbecilli che sono da isolare e punire trovo invece inefficace mettere in atto una serie di estemporanee quanto improbabili “misure educative” volte a scoraggiare l’antisemitismo negli stadi, quanto meno non sull’onda dell’emotività ed in questa maniera. Senza indulgere in superflui sentimentalismi e con la lucidità che ancora mi accompagna quindi, mi sento di condividere l’idea della sceneggiata. Io sto col Presidente.
Giulio Borghese sono d’accordo con te in linea di principio. Tuttavia sappiamo che il doppiopesismo va a braccetto col benaltrismo. Si tratta di saper gestire gli equilibri, senza dimenticare nessuno, tenendo conto che la comunità ebraica è una lobby potente in Occidente. Anna Frank, questioni politiche a parte, è comunque divenuta emblema di quella “banalità del male” (cit.) a lungo praticata, ancora oggi, poichè i genocidi non sono ancora finiti, in un mondo attraversato da sporche guerre, razzismo e pulizie etniche. Quindi l’emblema diventa un vessillo che deve essere conservato e valorizzato, a imperitura memoria di chi la storia non la conosce o la ignora.