Carol Rama, il crepuscolo dell’arte
Ci sono momenti nella vita in cui cerchi, disperatamente, qualcosa di vero, perchè niente di quel che ti circonda sembra vero e persino un bacio sembra la metà di quello che ti aspettavi. Ci sono momenti in cui credi basti conoscere le persone giuste, muoverti dove loro si muovono perchè pensi siano loro a possedere quello che ti serve per superare il confine. Vuoi sperimentare perchè qualunque esperienza è meglio di nessuna esperienza. Vuoi vivere e creare. Eppure, delle mille possibilità che intravedi scorgere all’orizzonte, l’unico vero panorama possibile si apre nel momento in cui comprendi che quello che è davvero reale e possibile è fra le tue mani e nella tua mente, se riesci a chiudere la porta della sofferenza e nasconderti, come Carol Rama, in una stanza crepuscolare insieme alla tua arte.
Di Cristiana Zamboni
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia. Perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te. Franco Battiato
La sofferenza è sottilmente infima, si propaga silenziosa e ti deturpa, disabilitando il corpo e la mente. Ti porta via qualcosa che è sempre stato tuo e che hai protetto, come Carol Rama, in una stanza crepuscolare.
Per riconoscerla, la sofferenza, tra i suoi vari travestimenti bisogna, ogni tanto, fermarsi e rileggere le linee guida di qualche superiore ministero. Bisogna rallentare e sperare di aver messo mano al freno prima, però, di sentirsi inutili e sbagliati. Perchè alla fine, quando sei giovane, se non riesci subito in qualcosa, oscilli tra solo due opzioni possibili – o sei incapace o sei invisibile- valutando come unica possibilità vagliabile l’adulto adattamento a tutto e tutti pur di far comprendere che ci sei e cosa vali.

Autoritratto Carol Rama 1938 https://archiviocarolrama.org/
E quando sei giovane tutto questo ti travolge e se non scegli di dissolverti completamente, il controllo su tutto diventa, automaticamente, il tuo unico miraggio. Non perderlo è il mood di ogni giornata e nonostante chi ti stia accanto non percepisca minimamente quanto tu sia posizionato nel gestire l’universo, sommessamente estendi i tuoi tentacoli ed avvolgi il tutto. Dal tuo corpo, alla tua mente, all’ambiente circostante fino all’interezza, fino all’ultimo filo d’erba. Cominci tutto dalla fine, impari che è l’ultima chiave ad aprire la porta e la scritta fine diventa un inizio per entrare a far parte di un qualche mondo che davvero vale.
Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa? Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d’amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell’uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l’immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l’assenza assoluta di un fardello fa sì che l’uomo diventi più leggero dell’aria, prenda il volo verso l’alto, si allontani dalla terra, dall’essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza? Milan Kundera
L’universo umano quando incontra l’arte crea, spesso, un connubio così particolare e speciale che diventa quasi impossibile privarsene. E’ come una droga che, incessantemente, ti porta ad aver bisogno di immagini che si accumulano, una sopra l’altra, nella testa. Il cervello diventa un magazzino ed ogni volta che provi un’emozione ti riporta ad un’opera, che si prende l’incombenza di spiegarti che tutto ciò che stai vivendo è normale.
Ma vi sono, crescendo, sensazioni che da subito percepisci come insolite, difficili da controllare e ti assalgono come i ricordi assopiti che, in una vita passata, hanno stravolto il corso della tua esistenza.
Non recidere, forbice, quel volto, solo nella memoria che si sfolla, non far del grande suo viso in ascolto la mia nebbia di sempre.“Montale
E’ come un bellissimo viso scarno, affollato di lentiggini che comanda un corpo avvolto, come petali di una rosa, da strati di cotone e lana. Uno sopra l’altro, accatastati a caso, giusto per coprire e nascondere un bulimico martirio. Un ricordo lontano in cui la sua sigaretta lampeggia, ancora, rossa e lei l’aspira come se fosse l’unico suo sostentamento quotidiano. Due occhi oramai spenti in cui la gioventù ha smesso di pulsare sotto il potere di un morbo che, colpendo la mente, ha cancellato un’esistenza. Un ricordo che, una linguaccia in un’opera, riporta a quella scambiata tra amiche e guardarla risvela un passato sommerso sotto altri strati di memoria, che svaniscono immediatamente, lasciandolo tornare a riva.

Lusinghe Carol Rama 2003 Photo Turismo.it
Quella dei sogni è una balla colossale. Lo sapevo. L’ho sempre saputo. Perché poi arriva il dolore e niente ha più senso. Perché tu costruisci, costruisci, costruisci e poi all’improvviso qualcuno o qualcosa spazza via tutto. Allora a che serve?
(Alessandro D’Avenia)
Olga Carolina Rama raccoglie i suoi ricordi accatastandoli nel suo studio in un caos compositivo ordinato dove ogni pezzo racconta, attraverso un complesso e simbolico linguaggio, l‘afflizione, la malinconia e la rabbia di un’artista italiana che di se stessa ha fatto un cammino esplorativo artistico senza precedenti. Carol Rama ha affidato alle sue opere la sua essenza e la sua esistenza e l‘arte si è presa cura di lei.

Carol Rama foto di Pepe Fotografia https://archiviocarolrama.org/
Una donna che a cavallo tra gli anni trena e quaranta, in una Torino chiusa in un convenzionale perbenismo, ha avuto il coraggio di continuare a dipingere ciò che siamo, assomigliando ad uno Schiele al femminile, un pò più moderno e più sensibile e non solo alla sfera sessuale interiore, ma ai sentimenti in generale. Trasformando un racconto che, con la sua caratteristica realtà, si trasforma in un’opera unica che trova vita attraverso i suoi inusuali soggetti.

Appassionata Carol Rama 1939
Il lavoro, la pittura, per me, è sempre stata una cosa che mi permetteva poi di sentirmi meno infelice, meno povera, meno bruttina e anche meno ignorante. Dipingo per guarirmi. Carol Rama
Carol Rama nasce a Torino il 17 aprile del 1918 e lì ha sempre dipinto e creato, collezionando con attezione maniacale, oggetti e memorie che appartenevano alla sua famiglia. A soli quattordici anni, inizia a dipingere come autodidatta prende in mano i pennelli e si addentra nel mondo figurativo disegnando corpi che studia attentantamente scavando nei suoi istinti e pulsioni ed osservando il suo corpo, ascoltandolo senza vergogna e senza falso pudore.

Carol Rama PEPE fotografia https://archiviocarolrama.org/
La tecnica non serve a niente. Se avessi fatto l’accademia avrei perso tutto. Farei quello che fanno tutti. Userei la lingua degli altri, non la mia. La lingua è la parte del corpo umano che preferisco, perché rimane sempre uguale, non invecchia mai. Carol Rama
Opere generose anche di un erotismo tutto al femminile che mal si lega al pensiero tutto maschile in cui il sesso ha predominanza sull’amore, ma bensì, vi è parte centrata esattamente come il sentimento. Un impulso reale, forse poco ortodosso e molto inconsueto, che avvolge un rapporto e lo completa fino a farne un’opera d’arte. Un segno creativo ed unico che partorisce un linguaggio che esisterà solo fino a quando resisterà quell’amore, comprensibile a chi lo osserva attentantamente scavalcando i dogmi del ben pensare ed esercitando la mente a restare aperta, perchè l’eros si trasforma in emblema di vitalità e trasgressione.
Era il senso della bellezza che la liberava di colpo dall’angoscia e la riempiva di un nuovo desiderio di vivere. Milan Kundera
Segno inderogabile di quella paura e di quel disagio che la chiusa mentalità sociale porta all’interno di un rapporto intimo ed individuale tra due esseri umani quando decide cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, amputando ed inconsciamente censurando la libertà di amare e condividere. Segno di una società che osserva la figura femminile come un’essere non completamente sviluppato od addirittura, deturpato dal suo genere e dal suo rincorrere un’emancipazione part-time al servizio dell’uomo in cui una visione distorta e ribelle del sesso si altera in un’icona estremamente rappresentativa del periodo storico – sociale.
Istinti e sensazioni che troppo presto si trasformano in sofferenza traslata, attraverso l’arte, in rabbia urlante per eventi familiari difficili da concepire e obliare. Il padre di Carol Rama si suicida in seguito al fallimento della carrozzeria che produce anche biciclette, la madre viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico ed il caro zio Edoardo che le ha insegnato quasi tutto, viene a mancare lasciandole in eredità delle protesi, dei piedi di legno e delle siringhe.
A partire dai suoi primi acquarelli, incarnazione di un forte richiamo volutamente espressionista in cui il corpo diventa simbolo del reale aspetto dell’essere umano e dei suoi desideri più intimi, fino ai collage tattili che riportano alla luce i suoi ricordi più confidenziali, per arrivare alle incisioni in cui riassume e ricolloca tutti i suoi soggetti passati in un’attenta elaborazione e preparazione ad una fine che la può riportare all’inizio di tutto il suo dolore.
Della sua infanzia e dei suoi affetti più cari le restano soltanto oggetti di poco valore che lei, con la sua estrosità ed il suo aggressivo bisogno di placare il travaglio interiore, trasforma in soggetti per le sue opere che espone nel 1945 in occasione della sua prima mostra personale nella sua città. Opere convertite dal pubblico in una denuncia per atti osceni con l’inevitabile chiusura della mostra ed una forte censura per la sua arte che la seguirà nel tempo a venire.

Nonna Carolina Carol Rama 1936 https://archiviocarolrama.org/
La censura è figlia della paura e madre dell’ignoranza. Laurie Halse Anderson
Carol fu una donna appassionata di cultura che, nonostante l’epoca contraria al sapere femminile che attraversava questo paese, si misura con personaggi del calibro di Picasso ed è sempre contornata da amici veri come Edoardo Sanguineti, Man Ray, Pavese, Casorati, Calvino, Montale, Mollino,Warhol ed altri assorbendo tutta la conoscenza possibile sul momento culturale ed artistico che si muoveva fuori dal crepuscolo del suo studio, senza mai lasciarsi condizionare.
Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni. Jeremy Irons
Arriva ad esser conosciuta nel 1985 quando Lea Vergine la inserisce in una mostra collettiva al Duomo di Milano. Nel 1993 partecipa alla Biennale di Venezia dove, nel 2003 riceve il Leone d’Oro alla carriera e nel 2004 la Fondazione Sandretto le dedica una grande mostra antologica che segna, definitivamente, il suo ingresso nell’Olimpo degli artisti più interessanti. Nel 2014, il MACBA, espone le sue opere in una grande mostra che proseguirà in tutti i musei più importanti.
Sì, quel ferro piegato laggiù è un regalo di Pablo Picasso, teneva appesi degli stracci; mi ha detto che se mi piaceva potevo prenderlo; poi ho fatto fare dei duplicati e l’ho usato in alcuni quadri. Che uomo Picasso! Era piccolo come me, forse poco più alto, ma poco, però che uomo! Carol Rama
Carol Rama muore il 24 Settembre del 2015. Per tutta la sua vita ha creato e dipinto chiusa in un piccolo universo in penombra, affollato di ricordi, sofferenza e rabbia. Nascosta nella sua ardita passione plasmata attraverso le esperienze della sua vita e della sua famiglia.
Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo. Isabel Allende
Un’arte simbolo di un albero genealogico che non ci abbandona mai, che ci modella attraverso i ricordi e le mancanze e, col passare degli anni, ci lascia soli. Piccoli e silenziosi come Carol, una minuta e speciale donna di cui ci resta la sua irriverente, esasperata ed erotica arte. Un’arte che la curò dalla sua malinconia, proteggendola dalle sue paure, dai turbamenti, dalle ingiustizie e dagli inganni del suo tempo.
Note biografiche sull’autrice
Cristiana è nata a Milano il 25 giugno 1969, frequenta il liceo artistico di Bergamo, si diploma nel 1987, frequenta l’istituto d’arti grafiche e figurative San Calimero a Milano per la qualifica di Grafica pubblicitaria nel 1992. Contemporaneamente lavora come free-lance presso studi di grafica per progettazione cartelloni pubblicitari e libri per bambini. Collabora con diversi studi. Interior designer si specializza in Art – design. Collabora free-lance con studi di progettazione d’interni per la creazione di complementi d’arredo artistici e per la creazione di quadri d’arredo, dipinge. Scrive articoli sulla storia dell’arte ed ha un blog su www.cristianazamboni.it
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