Cacciatore di Teste, un film di Costa Gavras
Seconda visione – Rubrica condotta da Gabriella Maldini. Riscopriamo il fascino dei film francesi con “Cacciatore di teste” diretto da Costa Gavras nel 2005.

Cacciatore di Teste – Film diretto da Costa Gavras nel 2005
di Gabriella Maldini
Quando vogliono colpire, i film francesi lo fanno davvero. Nel 2005, quando spread e spendig revue non erano ancora diventati tragici tormentoni, Costa Gavras diresse un gioiellino di film, diventato in italiano ‘Cacciatore di teste’ ma il cui titolo originale è ‘Le cuperet’, la mannaia.

Cacciatore di teste, di Costa Gavras, 2005
Titolo perfetto per un film tagliente come un’ascia che, in forma di noir tragico e grottesco, racconta di un borghesissimo manager quarantenne che, dopo quindici anni di lavoro in un’industria cartaria, a causa di una ristrutturazione viene improvvisamente licenziato. E fin qui, nulla di straordinario. Anche lui, il mite Bruno Davert, ottimo professionista e buon padre di famiglia, pensa di essere finito sul mercato solo temporaneamente e di passare presto ad un’altra azienda. Ma i mesi passano, i colloqui di lavoro diventano sempre più umilianti e, dopo oltre due anni, l’unica prospettiva a farsi sempre più inquietante e ineluttabile è il vuoto della disoccupazione.

Cacciatore di teste, di Costa Gavras, 2005.
Nel frattempo, la casa costa, l’automobile pure, i figli viziati e la moglie non ne parliamo; così, l’uomo dal vestito grigio, che non si sognerebbe di barare a carte o di rubare un accendino, ha la grande, unica idea possibile per riprendersi la sua vita:
uccidere tutti i concorrenti sul mercato, i manager del suo stesso livello che potrebbero essere assunti al posto suo.
Lo vediamo così trasformarsi da disoccupato perdente a serial killer metodico e allucinato; anzi, la vera trovata del film è mostrare come le due cose coesistano perfettamente: l’ennesimo, inutile colloquio di lavoro e un pedinamento. Un film in famiglia e un omicidio.

Caccitore di teste – Josè Garcia

Cacciatore di teste, di Costa Gavras, 2005.
Il protagonista applica al suo piano criminoso la stessa logica razionale e produttiva del lavoro. Come per un normalissimo piano di marketing, fa un’indagine di mercato e mette a fuoco una rosa di candidati pericolosi da eliminare. Poi passa all’azione, alternando rabbia e senso di colpa, pazienza e crisi di nervi. Ed è qui che il registro grottesco si intreccia magistralmente con quello del dramma e del noir, colorando la storia di una leggerezza surreale e inquietante. Che in alcune scene sa diventare dolorosa; come quando il predestinato è un altro povero cristo, manager come lui, altamente qualificato e perso nella nube di una disoccupazione vigliacca, che tenta di sopravvivere facendo il commesso in un grande magazzino.
Per chi avere pietà? In un mondo spietato, dove essere secondi vuol dire essere ultimi, cos’altro resta da fare?
Forse – sembra dirci Gavras – questa società ipercapitalista, dove l’unico valore rimasto è il profitto, sta producendo da sé i propri carnefici.
Giunti all’apparente vertice della tanto celebrata civilizzazione, si torna (o forse semplicemente si continua) a comportarsi come cacciatori nella giungla. Perché ‘mors tua vita mea’. Tutto il resto sono poesie per signorine di buona famiglia, lettrici di romanzi dell’Ottocento che possono vivere di rendita. Là fuori siamo soltanto predatori e prede. E quando il film finisce, la caccia continua. Forse, quasi senza accorgercene, l’abbiamo accettata al punto da renderla un’opzione fra le tante. Un nuovo, feroce e silenzioso, modus vivendi.
Note biografiche sull’autrice

Gabriella Maldini
Nata a Forlì nel 1970, dopo il diploma al liceo classico si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha svolto un Master in Comunicazione a Roma e Milano, poi un corso di Racconto e Romanzo e uno di Sceneggiatura cinematografica alla Scuola Holden di Torino. E’ docente di cinema e letteratura e ha diverse collaborazioni in atto, fra cui quella con l’Università Aperta di Imola, la libreria Mondadori di Forlì e le scuole medie per le quali sta portando avanti un progetto didattico che coinvolge i ragazzi delle classi terze in una ‘lezione cinematografica’ sul rapporto umano e formativo che unisce allievo e insegnante. Da pochi mesi è uscito il suo primo libro, edito da CartaCanta, dal titolo ‘I narratori della modernità’, un saggio di letteratura francese dedicato a Balzac, Flaubert, Zola e Maupassant, come quei grandi padri della letteratura che per primi hanno colto la nascita del mondo moderno. Per ArteVitae scrive nella sezione Cinema e TV.
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