17 Aprile 2018 By Cristiana Zamboni

Il bacio di Hayez: apostrofo tra guerra e libertà

Il bacio è ciò che più rappresenta, nell’immaginario collettivo, la passione e l’amore. Ma i significati che nasconde sono molteplici. Per i massoni del Risorgimento italiano fu l’allegoria per incitare il popolo a combattere per la libertà. Con la discrezione dovuta dopo il Congresso di Vienna, Francesco Hayez, trasforma il bacio in un apostrofo azzurro tra guerra e libertà.

Di Cristiana Zamboni

Questo pezzo è dedicato a un Uomo raro e prezioso. Umile e sempre disponibile.  Con in tasca un sorriso e una parola  giusta.  Un uomo dotato di grande intelligenza umana e del sapere. Di grande amore per la sua terra e per l’arte. Ha attraversato la mia vita mostrandomi che il mondo è sempre il posto migliore in cui dipingere ed il mare è un dono prezioso. Che l’arte non è mai solo un’immagine ma un universo di sentire e sapere. Un Prof da cui ho imparato ad espormi per ciò che sono e so, senza indietreggiare per paura.

A Franco Sondrio, un angelo con la macchina fotografica .

Il bacio
Francesco Hayez
1859
Pinacoteca di Brera

Vi sono opere d’arte che, attraverso codici e simboli, narrano di grandi guerre che si consumarono per la libertà del nostro paese. Raccontano di uomini e donne che si adoperarono in segreto  per la riconquista della propria terra. Francesco Hayez , nella sua opera Il bacio, ce lo racconta. Con un codice segreto, trasforma il bacio in un apostrofo azzurro tra guerra e libertà.

“Già vivo al guardo la tua man pingea un che in nébbia m’apparve all’intelletto: altra or fugace e senza forme idea timida accede all’alto tuo concetto: lieto l’accogli, e un immortai ne crea di meraviglia e di pietade oggetto; mentre aver sol potea dal verso mio pochi giorni di spregio, e poi l’obblio.”

A. Manzoni, Al signor Francesco Hayez, 1822.

Con il Congresso di Vienna l’Italia viene considerata solo una mera espressione geografica senza un vero e proprio valore politico.  E il dominio degli Asburgo d’Austria la suddivide in vari stati sotto il loro diretto o indiretto comando.

“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta! Uniamoci, amiamoci, l’unione e l’amore rivelano ai popoli le vie del Signore.“

Goffredo Mameli

Mazzini fonda la Giovine Italia

Erroneamente, però,  non mettono in conto la dignità morale del popolo italiano. Nascono le società segrete come la Carboneria e la Giovine Italia con lo specifico compito di contrastare il potere austriaco. Nonostante non vi fu vittoria, quest’epoca viene ricordata per la fondamentale affermazione di un popolo unito da un forte sentimento nazionale di libertà.

Malgrado la sconfitta nella prima guerra d’Indipendenza, l’Italia scorge la possibilità di unire il paese a partire dal 1859 grazie agli accordi tra Camillo Benso Conte di Cavour e Napoleone III. Passando per la seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille, il Regno d’Italia verrà proclamato nel 1861.

Il bacio (particolare) Francesco Hayez
1859
Pinacoteca di Brera

In questo contesto storico, Francesco Hayez, dipinge la sua prima ed originale versione de Il bacio.

L’opera nasce nel 1859.  Racconta la speranza italiana dal Congresso di Vienna, tra il 1814 ed 1815,  in poi con le relative conseguenze .

Autoritratto
Francesco Hayez
1860

Francesco Hayez nasce a Venezia il 10 febbraio del 1791 e muore a Milano il 21 Dicembre del 1881. Ha umili origini e, dopo la morte del padre, la madre  lo affida ad uno zio antiquario, esperto e collezionista d’arte. Intuite le capacità artistiche del giovane Hayez, lo inizia al restauro delle opere antiche. Amante della pittura andrà a bottega da Francesco Magiotto e frequenta i corsi di pittura alla Nuova Accademia di Belle Arti di Venezia.

 

A diciotto anni vince un concorso indetto proprio dall’Accademia di Venezia e si trasferisce a Roma dove incontra Antonio Canova che ne diventa maestro e mentore.

 

 

 

 

“I ritratti di Hayez sono acuti, ben impostati, trattati con una finezza d’analisi psicologica che si estrinseca in una finezza attenta di passaggi chiaroscurali: precisi, ma senza durezze lineari o stacchi bruschi di colore.“

A. M. Brizio

Diviene ben presto una figura di spicco della pittura romana dell’epoca. Vince numerosi premi ed è richiestissimo per i ritratti.  Ha una vita sregolata. Di giorno lavora in studio e la notte partecipa a feste. Intreccia una storia con una donna sposata fino a quando il marito non lo aggredisce.

“Dirò che chi mi vedeva allo studio e poi in compagnia avrebbe trovato due uomini ben diversi”.

Francesco Hayez

Consigliato proprio da Canova, lascia Roma per un po’ e si trasferisce a Napoli.  Nel 1818 arriva a Milano.  Ormai è un pittore affermato.  Cambia radicalmente atteggiamento verso la vita ed il lavoro diventando un artista impegnato. Conosce Alessandro Manzoni ed entra a far parte del Romanticismo storico italiano.

In questo periodo produce le sue opere più importanti con uno stile pittorico che rasenta la perfezione.

Nasce in questo periodo la prima versione della sua opera allegorica più significante Il bacio. E’ il 1859, pochi mesi dopo l’ingresso di Vittorio Emanuele II e Napoleone III a Milano.  L’ opera viene commissionata da Alfonso Maria Visconti ed esposta per la prima volta  all’ Accademia di Brera il 9 Settembre del 1859. Il titolo con cui viene presentata è Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV. 

Il simbolismo è quasi sempre stato insito nella maggior parte delle opere nella storia dell’arte. Ma con Hayez diviene un vero e proprio  alfabeto usato dalle società segrete per comunicare fra loro e con il popolo. Attraverso immagini e colori  vengono inviati messaggi nascosti. Ad esempio, a seconda del colore usato, si poteva identificare un determinato stato. L’arte diviene forma di propaganda nascosta e subliminale incomprensibile alle autorità.

Riunione di carbonari nel Risorgimento

L’opera Il bacio ne è l’emblema. Rappresenta solo una coppia di giovani amanti che si bacia appassionatamente e con trasporto. Lui un giovane soldato volontario e lei, la sua amata.

Un bacio che nasconde il racconto più importante della storia dell’Unità d’Italia. Profuma di promessa solenne. Di lascito e tenerezza. Di speranza nel futuro e di grandezza eterna. L’azzurro del vestito di lei simboleggia la Francia. Il verde del mantello e la calzamaglia rossa di lui, l’Italia. L’incontro tra due nazioni alleate per liberare il Regno Lombardo Veneto dagli Austriaci, siglato con un bacio. A far da cornice un paesaggio medioevale,  malinconico e lontano.

Il sentimento sociale si fonde con quello personale. L’uomo ed il suo paese sono un’unica sostanza. L’impegno politico è messo in pratica  come principio d’identificazione a sostegno della libertà individuale e sociale. La donna diviene simbolo di terra natia. Il ruolo femminile nel Risorgimento è fondamentale anche se subordinato. Furono moltissime le donne che parteciparono direttamente ed attivamente alle lotte ed alle cospirazioni arrivando ad abbracciare le armi. Si pensi a Cristina Trivulzio di Belgioioso che guidò la Divisione Belgioioso formata da 200 volontari, tutti da lei reclutati e portati a Milano. Fu infermiera negli ospedali da campo. Creò il gruppo delle infermiere laiche in cui tutte erano accettate, dalle prostitute alle nobildonne.

Fondarono scuole, asili, rifugi per orfani. Impegnate nel risolvere problemi sociali e di lavoro che il periodo implicava. Usate spesso come spie proprio per la loro lontananza dalle questioni politiche.

Hayez riprende i due temi significativi della poetica romantica: il contrasto tra le costrizioni sociali e la libertà del sentimento individuale e l’eterno legame tra amore e morte.

Il bacio Francesco Hayez Versione del 1867

La scena è parte di una realtà reale. Priva di inutili dettagli a rafforzarne la drammaticità  attirando l’attenzione solo sui protagonisti.

Colpisce subito la forte passione che unisce i due amanti ed il trasporto verso l’agognato amore che solo la paura della morte fa erompere. Un legame unico ed irripetibile avvolto nel silenzio.

Le tre versioni de “Il bacio”
Francesco Hayez

Il fascino dell’opera è impreziosito dallo stile medioevaleggiante dell’immagine. I volti nascosti nell’ombra del bacio. La mano di lei sulla spalla di lui a sostenersi e sostenerlo. Le mani di lui che afferrano il viso e la nuca di lei quasi a trattenerla  esprimendole tutto il suo vero amore.

L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta
Francesco Hayez
1823

Di quest’opera se ne conoscono sicure quattro versioni. Ma sappiamo che, a partire dall’opera L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta del 1823, il tema del bacio fu per Hayez una costante certa.

Dopo Il Bacio del 1859, la versione più conosciuta, lo storico dell’arte Sergio Coradeschi ne cita altre tre. La versione Mylius, del 1861. Commissionata e dipinta per Federico Mylius, imprenditore svizzero, dove il vestito di lei diventa bianco. Poi vi è la versione del 1867 in cui ritorna l’abito color azzurro ma impreziosita da un velo bianco sui primi gradini della scalinata, probabilmente caduto nell’atto di baciarsi. Cambia lievemente l’ambientazione. Probabilmente era la versione a cui Hayez era più affezionato in quanto rimase di sua proprietà fino alla  morte.

Il bacio Francesco Hayez Versione del 1867

Si parla di ulteriori altre due versioni. Entrambe omaggio dell’artista alle sue amanti più note,  Adele Appiani e  Carolina Zucchi.

Il bacio di Hayez non fu solo ispirazione per lui. Luchino Visconti riprese la scena per il suo unico film neorealista Senso.

Dal film senso di Luchino Visconti la scena del bacio di Hayez

Nel silenzio di un’opera d’arte, la storia si cela e si racconta. Si celano le parole ed i sentimenti espressi da Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis e nelle note della canzone Addio mia bella, addio scritta nel 1848 da Alberto Bosi. Un omaggio alla libertà e alla dignità patriottica di un popolo unito nel profondo. Si racconta l’amore per la vita e per un paese da difendere a costo della morte.

Un’opera d’arte è questo. E’ anche questo, un universo nell’universo. E‘ emozione, storia, ideale ed immaginazione. Tutto concentrato a non perder la memoria,  ad imparare il valore della conoscenza e della vita. Della vita di tutti i volontari uomini e donne, in egual misura, che si sono battuti per la libertà e la dignità del nostro paese.


Note biografiche sull’autrice

Cristiana è nata a Milano il 25 giugno 1969, frequenta il liceo artistico di Bergamo, si diploma nel 1987, frequenta l’istituto d’arti grafiche e figurative San Calimero a Milano per la qualifica di Grafica pubblicitaria nel 1992. Contemporaneamente lavora come free-lance presso studi di grafica per progettazione cartelloni pubblicitari e libri per bambini. Collabora con diversi studi. Interior designer si specializza in Art – design. Collabora free-lance con studi di progettazione d’interni per la creazione di complementi d’arredo artistici e  per la creazione di quadri d’arredo, dipinge.