5 Dicembre 2018 By Stefano Degli Esposti

Arizona, Il verde nel deserto

Per la rubrica Viaggi Fotografici, curata da Stefano Degli Esposti, oggi l’autore ci accompagnerà in Ariziona, in un meraviglioso viaggio verso l’infinito.

di Stefano Degli Esposti

Grand Canyon
© Stefano Degli Esposti

Per quanto te lo aspetti, rimani sorpreso dal nettissimo stacco tra la metropoli e il deserto mentre lasci Las Vegas, nel confinante stato del Nevada, base di partenza per il famigerato “Grand Circle Tour”, che percorre anche anche lo stato dello Utah. Lo noti già dall’aereo, quando sorvoli la città di notte in attesa dell’atterraggio e vedi questa massa estesa di luci nel mezzo di una terra completamente buia: un’oasi di cemento elettrificato.

Ti ritrovi a scivolare lentamente lungo i sentieri di un deserto che non si riesce mai a cogliere nella sua essenza, un viaggio verso l’infinito, dentro l’imbuto ottico delle statali che corrono in mezzo al nulla, dove la savana prospera nella terra più arida, sfidando le temperature estive, fra le più elevate del pianeta.

Lungo la strada che conduce verso sud-est al Grand Canyon, prima tappa d’obbligo, non incontri luoghi speciali, ma il tragitto ti consente di entrare in sintonia con l’ambiente ed è ugualmente spettacolare se sei uno come me, stregato dal fascino del deserto. È anche il modo migliore per abituarsi alla temperatura elevata d’estate, alla quale resistono a fatica pure gli stessi nativi disseminati lungo le strade, dietro ai banchi coi loro prodotti artigianali.

L’importanza del Grand Canyon la percepisci subito dalla folta presenza di strutture alberghiere già a Tusayan, a una decina di chilometri dall’ingresso al parco disposto a sud del fiume Colorado, il South Rim, contrapposto a quello del North Rim oltre il fiume.

Grand Canyon
© Stefano Degli Esposti

Una visita veloce, come la mia, consiglia un alloggiamento al Grand Canyon Village, anche se più dispendioso, per l’affaccio diretto sulle rocce vellutate del canyon. Così le puoi ammirare nelle loro tinte cangianti che variano a seconda dell’ora del giorno ed assumono le tonalità più intense all’alba e al tramonto.

Grand Canyon
© Stefano Degli Esposti

Mentre la sensazione di immenso ti possiede, ti assale il rimpianto di non poterti perdere lungo i sentieri che scendono al fiume dove scorre la storia e poterti godere delle vedute ancora più emozionanti, degne di una intera vacanza e fare incontri speciali con la fauna locale. Ma la tabella di marcia è impietosa.

Correndo ad est, verso Tuba City, un turbinio di colori stravolge in pochi attimi il rosso che ha pervaso gli occhi sorvolando con Google Earth per progettare il viaggio. Il tappeto verde della savana, spesso tempestato dal colore variegato dei fiori (sì i fiori, hai letto bene!), accompagna la discesa verso sud-est, fino alla “mesticheria” del Painted Desert.

Painted Desert
© Stefano Degli Esposti

Un deserto dipinto dal lavoro millenario della natura, che ci ha lasciato il dono delle sue rocce stratificate a diversi colori in cascata dalle cime dolci, disseminato di spezzoni di tronchi d’albero fossilizzati nell’adiacente parco della Petrified Forest, che donano all’ambiente un’atmosfera straniante. Come un balzo all’indietro ad un epoca preistorica, che nessuna descrizione può pareggiare.

Painted Desert
© Stefano Degli Esposti

Petrified Forest
© Stefano Degli Esposti

Risalendo a nord sulla 191, il verde vivido della foresta racchiusa nello scrigno di pietra rossa fiammeggiante del Canyon De Chelly ti appare improvvisamente appena superata Chinle, lasciandoti sospeso fra realtà e miraggio per qualche minuto.

Canyon De Chelly
© Stefano Degli Esposti

Canyon De Chelly
© Stefano Degli Esposti

Osservando il canyon dall’alto hai la sensazione che stia per arrivare la diligenza trainata dai cavalli. Proseguendo ancora più a nord, il percorso riserva vedute che altrove radunerebbero flussi turistici massivi. Come ad Agathla Peak, con le sue rocce piramidali appuntite come canini, ma che in questa terra magica rappresentano un contorno al piatto forte:
la Monument Valley.

Agathla Peak
© Stefano Degli Esposti

Il viaggio è carico di attesa per raggiungere il luogo più spettacolare del tour e che meglio si identifica con il popolo dei Navajo. Qui il rosso prende decisamente il sopravvento nelle creazioni artistiche rocciose dei suoi Buttee, come l’elefante o la mia immaginaria coppia di anziani posta a fianco del residence The Wiew: l’unica struttura alberghiera e di intrattenimento all’interno del Monument Valley Tribal Park, in perfetta sintonia con l’ambiente. Uno scenario completamente tinto di rosso, che evoca i western di John Ford con John Wayne, ai quali sono dedicati alcuni punti di osservazione all’interno del parco, resi famosi appunto dai loro film.

Monument Valley
© Stefano Degli Esposti

Muoversi all’interno di quest’area sconfinata, condivisa con lo stato dello Utah, è come passeggiare su una distesa infinita di borotalco vermiglio, con un procedere lento e soffice ai confini del sonnambulismo. Se il tramonto alla Monument Valley rappresenta un momento imperdibile per l’emozione dei colori che fanno sfondo alle silhouette dei buttee, l’alba ha quel fascino unico, tale da aggiungere un connotato di sacralità perfettamente in sintonia con lo spirito del popolo Navajo che fa del rispetto della natura un principio fondante e inderogabile.

Monument Valley
© Stefano Degli Esposti

L’immersione nella pace della Monument Valley è un lungo respiro profondo. L’atmosfera mistica rimane intatta a qualsiasi ora, nonostante il mutare delle sfumature dei colori, i giochi di luci ed ombre.

Monument Valley
© Stefano Degli Esposti

La ripartenza non è indolore, nonostante a Page, a qualche ora verso ovest, ti attenda una concentrazione straordinaria di luoghi “pluristellati” nelle guide turistiche. I labirinti dell’Antelope Canyon, scavati dal vento e dalla pioggia, su tutti.

Antelope Canyon© Stefano Degli Esposti

Sarebbe affascinante poterli percorrere in solitudine, potendosi soffermare nelle ampie stanze e passeggiare lentamente lungo i corridoi di pietra friabile, levigata dalla natura con la maestria di un artista. Rincorrere i raggi del sole alto che si insinuano all’interno delle fessure del canyon senza badare al tempo. Ma sicurezza e affari impongono visite esclusivamente guidate. I colori e le visioni, che si imprimono anche frettolosamente nello spirito, vi restano però immutati per sempre.

A poca distanza, il serpente d’acqua azzurra lungo 300 km del lago Powell, che merita crociere di lento scorrimento lungo la roccia rossa, risalendo fino alla diga del Glen Canyon, che trattiene il Colorado.

Lake Powell
© Stefano Degli Esposti

Sempre nei paraggi, il ferro di cavallo dell’Horseshoe-Bend, formato dalle acque dello stesso fiume, diventate verdi poco dopo la strozzatura della diga. E ti senti come volare, appena raggiunto il bordo estremo dello strapiombo, dopo una corsa in salita per non lasciarti sfuggire l’emozione forte del tramonto su un panorama unico.

Horseshoe Bend
© Stefano Degli Esposti

 

Dopo questa perla non resta che tornare a Las Vegas attarversando il Marble Canyon, per uno spettacolo cromatico da godersi a tutta velocità. L’Arizona è un teatro in continua evoluzione. Una terra in cui è facile perdersi fra le sue innumerevoli bellezze naturali, incontrabili ovunque, oltre ai luoghi più rinomati e visitati.

Arizona è perdersi per ritrovarsi.

The Elephant – Monument Valley
© Stefano Degli Esposti

 


Note biografiche sull’autore

Stefano Degli Esposti

“Carpe noctem”, quando il “carpe diem” non basta. Stefano Degli Esposti nasce a Casalecchio di Reno (BO) nel 1958, che resta la sua città di riferimento nonostante il trasferimento sulle colline di Sasso Marconi dopo una cinquantina di anni. La formazione scolastica di indirizzo commerciale, nata in modo del tutto casuale, caratterizza il suo percorso professionale fino alla dirigenza di aziende di contesto multinazionale. Coltiva l’interesse per la cucina fin dall’infanzia e si appassiona di musica Rock e Jazz dall’adolescenza, periodo in cui inizia a fotografare per poi riscoprire questo hobby col trasferimento in collina fino ad elevarlo alla sua vera passione attraverso i viaggi. Fotografa tutto ciò che lo emoziona ed è in particolar modo attratto dall’astrattismo, preferibilmente in contesti urbani, oggetto dei suoi progetti fotografici più significativi esposti a partire dal 2015 a mostre collettive e personali, fra le quali il MIA Photo Fair nel 2017 ed il Photofestival nel 2018 entrambe a Milano. Ama la natura e gli animali e soprattutto il saper cogliere gli aspetti positivi di ogni situazione.


Per ArteVitae cura la Sezione Viaggi Fotografici nella quale racconta le sue esperienze di viaggio, riportando alla memoria le emozioni che hanno lasciato segni indelebili, accompagnate dalle sue fotografie, con lo scopo ambizioso di farle rivivere ai suoi lettori, scatenando in loro il desiderio di visitare quei luoghi.


[Ndr]: Tutte le immagini contenute in questo articolo sono coperte dal diritto d’autore e sono state gentilmente concesse da Stefano Degli Esposti © ad ArteVitae per la realizzazione di quest’articolo.