6 Settembre 2016 By artevitae

L’architettura futurista

Faremo un viaggio, a tappe, lungo tutto il Novecento, attraverso le diverse Architetture che lo hanno caratterizzato, utilizzando come chiave di lettura l’influenza che hanno ricevuto dalle correnti artistiche del momento. E’ capitato sovente che le correnti artistiche più significative abbiano influenzato il mondo dell’architettura e il Novecento è stato un secolo caratterizzato da grande fermento artistico che ha visto alternarsi moltissimi movimenti da avere solo l’imbarazzo della scelta. L’architettura si occupa di organizzare gli spazi, prevalentemente quelli in cui l’uomo vive e insieme alla scultura, la pittura e la fotografia (ed alle loro moderne derivazioni) fa parte delle cosiddette arti visive, ovvero quelle che hanno come risultato finale un oggetto visibile, prevedendo anche l’utilizzo di materiali plasmabili e modulabili, anche in forma tridimensionale. Tratteremo quindi delle correnti artistiche che influenzano l’architettura che noi rendiamo protagonista delle nostre immagini fotografiche e che hanno influenzato anche la fotografia.

di Luigi Coluccia

Questo viaggio ha inizio nel primissimo Novecento, periodo di affermazione del Futurismo, un’avanguardia storica che abbraccia tutte le forme artistiche, che ponendosi in antitesi al concetto elitario di arte tipico dell’Italia Imperiale, promuove l’affermazione della nuova modernità delle città in piena trasformazione sociale e politica, in un’epoca plasmata dalle nuove scoperte tecnologiche. I pittori Futuristi ad esempio rappresentano scene in cui viene riportata, in chiave moderna, la crescita urbana di quel tempo che si contrapponeva all’Italia dell’architettura monumentale. I dipinti riprendono la costruzione degli edifici nelle periferie, spesso circondati da vaste campagne piuttosto che da impalcature. Questa nuova visione futurista dell’arte racconta di un’architettura sociale che ha come fine ultimo solo quello di soddisfare il bisogno abitativo, tralasciando quindi ogni elemento puramente decorativo.  I futuristi introducono il principio di deformazione e lo associano al concetto di dinamismo della folla, dei rumori, delle luci, delle automobili e di tutto ciò rappresenta di fatto la vita cittadina.

Nel 1909, Filippo Tommaso Marinetti stila il Manifesto del Futurismo che viene pubblicato sulla Gazzetta dell’Emilia, ma sarà solo con la pubblicazione sulle pagine de Le Figaro che assumerà quel carattere di internazionalità cui ambisce. Due tra i più significativi talenti del tempo che affiancano il Marinetti, sono l’artista (soprattutto pittore e scultore) Umberto Boccioni e l’architetto Antonio Sant’Elia.

A. Sant’Elia, La città nuova – Casamento con ascensori esterni, galleria, fari e telegrafia. 1914

Proprio Sant’Elia pubblica il Manifesto dell’Architettura Futurista che sancisce i principi di questa nuova corrente. La città viene posta al centro dell’interesse ed è concepita come un simbolo di dinamicità e modernità.

“ L’architettura futurista è l’architettura del calcolo, dell’audacia temeraria e della semplicità; l’architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza; ”

Tutti i progetti realizzati da Sant’Elia infatti si riferiscono a città del futuro che sono in antitesi con quelle tradizionali fino a quel momento concepite. Le città idealizzate dai futuristi si rifanno ad un modello di società in movimento e pongono particolare attenzione al sistema dei trasporti. Dal punto di vista architettonico-costruttivo, si cominciano ad utilizzare elementi strutturali, quali ferro, cemento, vetro, avvalendosi di mezzi di costruzione moderni ed avanzati.

La sua idea di architettura è alla base dell’architettura moderna contemporanea che caratterizza le nostre grandi metropoli: casamenti in cemento e vetro, linee sinuose, ondulate, dinamiche, forme ellittiche e curve che sono funzionali all’esaltazione del concetti di spinta, movimento e dinamicità.

La città nuova, come sarebbe oggi. Elaborazione grafica digitale sul progetto originale di Sant’Elia

Anche Boccioni stila un’edizione del manifesto, la sua mai pubblicata, ritrovata nei documenti di Marinetti alla sua morte. L’intento di Boccioni è quello di superare il concetto di “forma urbis”, e porre fine all’ordine, alla linearità, alla serialità che caratterizzavano il panorama urbano tradizionale italiano.

Il nuovo tessuto urbano si sarebbe sviluppato dinamicamente tenendo conto solo della gestione dei volumi secondo le necessità degli spazi interni, gli edifici quindi,  non pensati come elementi a sé stanti ma innestati nel tessuto urbanistico, si sarebbero incastrati dinamicamente fra di loro.

Si andava realizzando un’estetica fatta di contrasti, asimmetrie, e colori vivaci. Il risultato di questi studi e progetti ambiva a definire progressivamente una nuova visione urbana in cui i nudi scheletri di fabbricato si trasformavano in tante porzioni di città moderne, diventando ipotesi di case d’abitazione, di hangar per aerei e dirigibili, di ponti e di teatri.

L’architettura futurista di Antonio Sant’Elia

Antonio Sant’Elia e il Manifesto dell’Architettura Futurista

Bocconi e l’Architettura futurista

Marinetti e il Futurismo