Alla selve, alle foglie dei boschi è dolce primavera…
Le Libere Divagazioni di Luca Tizzi celebrano la primavera in un breve viaggio tra arte, storia e musica. Questa stagione segna la rinascita, si lascia dietro le tribolazioni dell’inverno e dona nuova vita e stimolo alle persone, ai poeti, ai popoli.
di Luca Tizzi
Due volte l’anno, quando non sa proprio cosa fare, il sole passa sopra lo Zenith, questa sua abitudine genera un equinozio, che in parole povere significa che giorno e notte hanno la stessa durata. A marzo, verso il ventuno del mese, questo succede da sempre e il suo avvenire ci porta la primavera. E’ una stagione strana, di rinascita, ancora non si è lasciato il freddo invernale ma già si intuisce che l’estate ed i suoi frutti sono dietro l’angolo.
La faccio poca lunga oggi parliamo della primavera, di come è stata vista e cantata nel corso del tempo sperando di non annoiarvi troppo.
Quando si parla di Primavera la prima cosa che viene a mente è la musica di Antonio Vivaldi. E’ il primo dei dodici concerti dell’opera “Il cimento dell’armonia e dell’inventione” e, assieme al secondo, terzo e quarto concerto, compone quello che è più conosciuto come Le quattro stagioni. Credo sia uno dei brani di musica classica tra i più conosciuti universalmente e piace anche a chi la musica classica non piace. E’ uno dei primissimi pezzi di musica descrittiva mai composti e narra nei suoi tre movimenti tre situazioni primaverili, il canto degli uccelli, il riposo del pastore con il suo cane e la danza finale; ovviamente tra le danze più celebrative dobbiamo ricordare la danza del primo giorno di primavera di Snoopy.
La primavera è anche e sopratutto poesia, il titolo di questo articolo ad esempio è un brano dalle Georgiche di Virgilio, per rimanere sul classico, ma di questa stagione hanno scritto in rima il Pascoli, Carducci, Garcia Lorca, Flaubert e Emily Dickinson ma nulla supera i versi di Thomas Stearns Eliot che in The Waste Land, La Terra Desolata, definisce Aprile il più crudele dei mesi. La sua crudeltà è il risveglio di una insana, insensata voglia di vivere…
Aprile è il più crudele dei mesi, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera.
L’inverno ci mantenne al caldo, ottuse
Con immemore neve la terra, nutrì
Con secchi tuberi una vita misera.
Non è facile dare un senso a questi versi, Eliot fu un poeta modernista e le suo opere non seguono un filo necessariamente logico, sono fatte di immagini, come una sequenza di fotogrammi non correlati tra loro. Un po’ come un cineamatore che filma sulla stessa bobina, per chi le ricorda ancora, una serie di spezzoni di giorni e momenti diversi.
La primavera assume anche una connotazione politica quando nel 1968 in Cecoslovacchia salì al potere Alexander Dubček, il suo tentativo di democratizzazione del paese fu bruscamente interrotto nell’agosto dello stesso anno dall’invasione sovietica, i carri armati lungo le strade della capitale Ceca posero fine a quella che in occidente fu chiamata La Primavera Di Praga; non fermarono però le proteste e gli atti di ribellione come il gesto estremo di Jan Palach che, imitando i monaci buddisti in Vietnam, si immolò, cospargendosi di benzina e dandosi fuoco, in Piazza San Venceslao davanti al museo nazionale.

Primavera di Praga – Foto grafia di Lammer Vladimir
Ma l’immagine per eccellenza della Primavera può soltanto essere il dipinto di Sandro Botticelli che ne celebra l’allegoria. Il dipinto, una tempera su tavola, eseguito tra il 1478 e il 1482 è custodito agli Uffizi ed è una delle più famose e celebrate opere del Rinascimento. Il quadro si può solo descrivere per come lo si vede, nel giardino delle Esperidi una rinata Flora, personificazione della primavera, sta alla sinistra di Venere che, simbolo dell’amore più elevato, sembra dominare la scena. Sopra la Dea il figlio Cupido e alla sua destra le tre Grazie e il Dio Mercurio che sembra proteggere la scena dalle nubi.

Sandro Botticelli, La Primavera, Firenze Galleria degli Uffizi
L’interpretazione del quadro può avvenire attraverso più letture, quella mitologica raccontata dai personaggi raffigurati, quella dinastica legata alla gratificazione del committente e quella filosofica ispirata all’accademia neoplatonica, della quale il Botticelli faceva parte. Come in tutte le opere del genio la totale comprensione è pressoché impossibile, gustatevi il quadro, dal vivo se potete.
Buona Primavera!
Note biografiche sull’autore
Florentini natione non moribus – Luca Tizzi nasce a Firenze nel 1961, la abbandona dopo 30 anni e si trasferisce nel paese di origine dei genitori, sull’Appennino Tosco-Romagnolo in provincia di Forlì-Cesena. Percorso di studi arruffato, bancario per motivazioni alimentari ma senza convinzione, si interessa di Cinema, Musica, Fotografia, Arte, Fumetti e molto altro. Gli piace scrivere anche se dice di non esserne capace, gli piace fotografare perché non sa disegnare, ma anche in questo dice di riuscire poco bene. Sogno nel cassetto, diventare ricco scrivendo cose orribili che leggono in molti. libere Divagazioni è la rubrica di intrattenimento da lui condotta, nella quale scrive di musica e canzoni, ma anche di arte e libri e molto altro, con la spiccata caratteristica che lo contraddistingue di saper ricercare l’aspetto meno noto, la curiosità più stuzzicante, per regalarvi delle chicche molto appetitose.
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